“Nel crescere nominiamo le cose, le fissiamo nella memoria, le riconosciamo, le facciamo spiccare su uno scenario dai tratti sfumati ed è solo familiarità acquisita attraverso questi processi a permettere di orientarci e di dar loro un significato. Impariamo cosí a situarle in una mappa spaziale e temporale, a farne uso o a rinunciarvi, a comprarle o a venderle, a dar loro valore o a trascurarle, ad amarle, odiarle o rendercele indifferenti…” Remo Bodei in “La vita delle cose” Ed.Laterza

 

 

OGGETTO= ogni cosa che il soggetto percepisce diversa da sè ed esterna, che ha una forma definita ed è opera dell’uomo.

COSA = dal latino – causa – ciò che riteniamo cosí importante da mobilitarci in sua difesa.

 

Partendo da una doverosa distinzione, il significato di “cosa” è legato a quello di “oggetto” perchè è ciò in cui si trasforma un oggetto quando è investito di affetti, concetti, simboli che le società e le persone vi proiettano. L’oggetto assume significato diverso in base alla teoria di riferimento, in particolare nell’ARTE la definizione di oggetto artistico si è trasformata nel corso del tempo. A partire dall’antichità classica l’arte era considerata una tecnica, frutto dell’abilità manuale e dell’esperienza, mentre nell’età greca ellenistica veniva concepita come espressione di bellezza. Nel Medioevo la concezione di arte è stata intesa come proiezione della materia interiore e spirituale; nel Rinascimento l’opera d’arte è stata considerata come prodotto dell’imitazione della realtà naturale e dell’idea di bellezza. Nell’800 l’opera d’arte definisce “un manufatto contrassegnato da specifiche caratteristiche”, che sono il valore “intuitivo” dell’atto espressivo. Nel ‘900 si è sottolineato in particolare il ruolo “comunicativo” e “informativo” che svolge l’oggetto artistico, in quanto esso può inviare informazioni (emozioni), essere decodificato (cioè letto e interpretato) e le informazioni in esso contenute possono essere indipendenti dall’intenzione dell’autore.

Per passare dall’oggetto artistico all’oggetto affettivo, dobbiamo prendere in prestito:

  • il concetto di relazioni oggettuali introdotto da Donald Winnicott che vede nell’oggetto transizionale un qualcosa, solitamente un oggetto fisico, che prende il posto del legame madre-figlio. Per Winnicott l’esperienza transizionale è una sorta di luogo psichico dove il bambino può giocare creativamente: all’interno di tale esperienza si inseriscono i cosiddetti “oggetti transizionali”, ossia oggetti inanimati come peluche, coperte e bambole, che vengono utilizzati dal bambino allo scopo di evitare l’insorgere dell’angoscia, fungendo da mediatori tra il mondo esterno e il mondo interno.
  • il significato di oggetto interno, cioè la rappresentazione psichica dell’oggetto esterno sulla quale l’individuo fa affidamento anche in assenza del prodotto “reale”. Questo comporta forti investimenti affettivi che finiscono col trasformare l’oggetto idealizzandolo, o svalutandolo, o attribuendo ad esso caratteristiche proprie anziché dell’altro.

L’Atelier di Arteterapia diviene cosí uno spazio  dove si entra in possesso di un codice grafico-plastico che rende l’interiorità della persona comunicativa e l’oggetto prodotto diviene mediatore della relazione con l’Arteterapeuta. Attraverso il processo artistico si ha la possibilità di esprimere il proprio oggetto interno investendolo di sentimenti utili alla rielaborazione del proprio bisogno… utili alla realizzazione tangibile del proprio oggetto affettivo.